Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

Che cos’è il needling medico? E come funziona?

Negli ultimi anni uno dei settori di attività che ha conosciuto una crescita notevole è quello dell’estetica. Un numero sempre maggiore di persone, infatti, si rivolge a specialisti per risolvere una serie di inestetismi del viso o del corpo al fine di migliorare il proprio aspetto. Sicuramente avrai sentito parlare di una tecnica innovativa che sta fornendo ottimi risultati: il needling medico. Di seguito cercheremo di fornirti indicazioni su questa nuova metodologia e sul suo funzionamento.

Che cos’è il needling medico

Questa rivoluzionaria tecnica si basa su un principio molto semplice ossia la stimolazione del naturale ricambio delle cellule. Attraverso quest’ultimo si possono infatti correggere diversi inestetismi della cute. La seduta di needling medico è effettuata in ambulatorio e consiste in una serie di microperforazioni della pelle utilizzando un rullo dotato di aghi molto piccoli (in genere della misura di 1,5 millimetri). Il motivo per cui sono eseguite queste perforazioni è molto semplice. Nel momento in cui la pelle viene “bucata” il trauma che ne consegue attiva una serie di riparazione dei microtessuti e di riflesso la produzione di collagene, elastina e acido ialuronico. Nel momento in cui si esegue una seduta di needling medico, la pelle apparirà più luminosa e compatta, le macchie presenti sul volto diminuiranno sensibilmente, saranno ridotte le piccole rughe presenti intorno alle labbra e agli occhi e sarà possibile anche attenuare le cicatrici prodotte dall’acne.

Quali sono i tipi di needling medico che si possono praticare?

Al momento la tecnica del needling prevede tre principali tipologie di trattamento che dipendono dalla grandezza del rullo utilizzato e che comportano un diverso grado di efficacia.

  • Il needling cosmetico è quello più semplice e che puoi praticare anche da sola a casa tramite un rullo cui sono applicati aghi della misura di 0,5 millimetri. L’uso di questo rullo permette di creare delle microperforazioni che aiutano la pelle ad assorbire le creme che utilizzi quotidianamente ogni sera dopo aver rimosso il trucco dal tuo viso. Ti consigliamo di praticare questa tecnica se hai già effettuato una seduta di needling medico in quanto aiuta a migliorare l’efficacia del trattamento.
  • Il needling medico deve invece essere effettuato in ambulatorio attraverso 3 – 4 sedute da eseguire in un arco temporale compreso tra i 45 e i 60 giorni. Le microperforazioni sono sicuramente più profonde con traumi che comportano anche infiammazioni della zona sottocutanea e che comportano una stimolazione ampia delle cellule alla loro riparazione e alla produzione di collagene a livello del derma.
  • Infine abbiamo il needling chirurgico nel quale il rullo utilizza aghi della misura di 3 millimetri e che deve essere eseguito in sala operatoria e prevede anche una leggera sedazione. Solitamente il microtrauma comporta anche un leggero sanguinamento con una stimolazione ancora maggiore dei fattori di riparazione.

Quali sono i benefici del needling medico?

In virtù del microtrauma che consegue alla perforazione della cute effettuata con il rullo, il derma è soggetto ad un naturale ricambio delle cellule e alla produzione di componenti importanti per la pelle come il collagene e l’elastina. Ciò comporta un notevole miglioramento delle rughe che sono presenti nel contorno occhi e intorno alla bocca, delle cicatrice conseguenza dell’acne, delle macchie prodotte dall’esposizione al sole e dei danni dal foto-invecchiamento.

Tutte le donne affette da questi inestetismi possono effettuare una seduta di needling medico, la quale è però maggiormente indicata per pelli mature al fine di ridurre l’invecchiamento naturale della pelle e i segni del tempo.

Come si effettua la seduta di needling medico?

Preliminarmente dovrà essere effettuata una visita presso lo studio dello specialista il quale esaminerà lo stato della pelle del viso e del collo, appurando la presenza degli inestetismi che abbiamo segnalato. A questo punto è importante anche comprendere le aspettative del paziente e proporre, nel caso che il needling medico non sia adatto, dei trattamenti estetici alternativi.

La seduta, eseguita prettamente in ambulatorio, prevede l’applicazione di un anestetico topico sulla parte da trattare almeno un’ora prima che inizi il trattamento. Successivamente sarà applicato il rullo con trattamenti continui sul viso per un periodo di 15-20 minuti, applicando poi al termine una crema lenitiva. Bisogna infine seguire alcuni accorgimenti come evitare di esporsi al sole per un periodo prolungato.
Piccoli effetti collaterali conseguenti il trattamento di needling medico possono essere un lieve arrossamento della cute oggetto di passaggio del rullo e micro-sanguinamenti che scompaiono naturalmente nel giro di un paio di giorni.

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Come fare test malattie veneree

Malattie veneree: come diagnosticare la presenza di patologie sessualmente trasmissibili

Le malattie veneree vengono generalmente definite malattie sessualmente trasmissibili, poiché possono essere trasferite da una persona all’altra al momento del rapporto sessuale, o in generale con lo scambio di fluidi corporei (tra cui il sangue e, in alcuni casi, la saliva).

Sono causate da microrganismi, benché questi possano essere di natura diversa; alcune malattie sono da imputare a batteri, altre a funghi e altre ancora alla presenza di virus. Generalmente, l’impiego di una protezione come il preservativo è sufficiente a ridurre in maniera importante il rischio di contagio, tuttavia è sempre bene sottoporsi a un test per la diagnostica delle più comuni patologie veneree dopo un rapporto occasionale (anche se protetto), per scongiurare l’eventuale rottura del profilattico.

In ogni caso, non devi preoccuparti: se sospetti di essere stato/a infettato/a, prenota una visita da uno specialista per scongiurare ogni tipo di contagio o per combattere in tempo la malattia.

Diagnosticare le malattie veneree di origine batterica

Per le infezioni di natura batterica, come ad esempio la clamidia (causata dal batterio Chlamydia trachomatis) o la gonorrea (il cui responsabile è il batterio Neisseria gonorrhoeae) è necessario sottoporsi a un tampone. Specificamente, nel caso delle donne il tampone può essere vaginale o uretrale, mentre per gli uomini è necessariamente uretrale. Nel caso della gonorrea, può essere effettuato anche un tampone rettale o faringeo.

Successivamente, questi tamponi vengono sottoposti a una crescita colturale, oppure possono essere analizzati in laboratorio mediante dei kit molto rapidi che permettono di fornire una risposta in poche ore. Nel caso della clamidia, una delle più recenti e innovative metodiche di diagnosi consiste nella ricerca di anticorpi anti-clamidia (anche se in questo caso non si può quantificare la concentrazione del batterio).
In entrambi i casi possono essere necessari più tamponi, poiché non è sempre possibile ritrovare i microrganismi a causa della loro bassa concentrazione. Un altro elemento che accomuna le due malattie è la possibilità di effettuare anche un’analisi delle prime urine espulse durante la minzione per la ricerca dei microrganismi.

Si tratta, in ogni caso, di metodi di prelievo poco invadenti, che possono essere effettuati durante una comune visita ginecologica o andrologica, o dal paziente in autonomia (seguendo le istruzioni specifiche).

Diagnosticare le malattie causate da funghi

Il principale fungo che causa una malattia nell’uomo appartiene alla specie Candida albicans, il quale provoca la cosiddetta candidosi.

Per la diagnosi della candida, sia nell’uomo che nella donna, è innanzitutto necessario sottoporsi a una visita ginecologica o andrologica, esponendo tutti i sintomi di cui si soffre. È bene ricordare che molto spesso la candidosi può essere asintomatica (anche se il paziente che presenta il fungo può contagiare il partner ripetutamente). Nel caso in cui la malattia si manifesti, i sintomi sono generalmente prurito, bruciore (anche durante l’atto sessuale), arrossamento, e secrezioni biancastre nelle donne, mentre nell’uomo alcuni di questi sintomi possono essere sostituiti dalla comparsa di piccole piaghe.

Dopo una prima descrizione dei sintomi, lo specialista può prelevare le secrezioni vaginali o lo smegma e osservarli al microscopio, per evidenziare nello specifico la presenza di ife. Successivamente, è possibile eseguire un tampone vaginale o uretrale, da sottoporre a coltura per verificare la crescita e la concentrazione delle cellule fungine.

Diagnosticare le malattie virali

Nell’ambito delle malattie virali che possono essere trasmesse sessualmente, vi sono una serie di sindromi che provocano danni molto importanti. Tra tutti, ad esempio, vi sono il Papilloma virus, l’epatite B e C e il virus dell’HIV.

Per quanto riguarda il Papilloma virus, che è molto più pericoloso nelle donne in quanto può causare un cancro al collo dell’utero, è possibile diagnosticarlo attraverso il Pap-test. In alternativa, è possibile prelevare frazioni di tessuto da sottoporre a biopsia, oppure è possibile ricercare negli stessi il DNA virale.

Se vuoi ricercare la presenza del virus dell’epatite B, è necessario che tu ti sottoponga a un prelievo di sangue venoso, in seguito a un digiuno di almeno 8 ore. La ricerca del virus che causa la malattia che si manifesta solitamente con l’ingrossamento del fegato prevede il rilevamento ed eventualmente la conta di antigeni del virus, anticorpi prodotti dalla risposta immunitaria dell’organismo e il DNA virale caratteristico.

Di certo è di fondamentale importanza che tu ti sottoponga periodicamente, nel caso di rapporti occasionali e/o non protetti, al test per la ricerca del virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo virus, correlato all’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita), ha spaventato moltissimi giovani negli anni ’80, ma oggi la sua presenza può essere evidenziata in maniera molto repentina, e i suoi effetti possono essere controllati efficacemente.

Vi sono due tipi di indagine per la ricerca del virus dell’HIV: quella immunologica e quella virale.

L’indagine immunologica consiste nella ricerca degli anticorpi prodotti dall’organismo umano, la cui sintesi è indotta dal virus; generalmente gli anticorpi sono visibili dopo poche settimane dal contagio, ma una risposta assolutamente certa si ha dopo 6 mesi dal presunto contagio.

L’indagine virologica, invece, permette di individuare l’RNA virale nonché la sua concentrazione e dunque, in maniera indiretta, fornisce un’indicazione di massima in merito alla quantità di agente virale presente per ml di sangue.

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Epilazione Laser

Epilazione laser fa male?

Che sia condivisibile o no ormai è un dato di fatto, la tricofobia ha contagiato anche i maschietti che forse più delle donne ricorrono sempre più all’epilazione.

Per moda, tendenza, igiene o semplicemente per un senso estetico un corpo glabro sembra essere preferito, a prescindere dal sesso.

Ma quanto costa in termini di sacrificio, di tempo dedicato e di sofferenza?

Che cos’è il laser a diodi

Poniamo per scontato che i vecchi sistemi siano ormai superati anche se efficienti.

Mettiamo da parte la ceretta, l’epilatore elettrico, le creme depilatorie o la pinzetta per valutare esclusivamente l’epilazione tramite laser a diodi.

Il principio sul quale si basa il laser è la fototermolisi selettiva (sempre più) verso il pelo. Il raggio fotonico che coagula letteralmente il follicolo pilifero agisce su una lunghezza d’onda (808 nm) tipica del colore del pelo, lasciando intatti i tessuti adiacenti, che sono dotati di una diversa pigmentazione.

I moderni apparecchi laser consentono risultati apprezzabili anche su fototipi chiari, laddove fino a qualche anno fa l’epilazione risultava impossibile. Ovviamente i candidati eccellenti in quanto ad efficacia rimangono le carnagioni olivastre/scure (f.t. 3,4 e 5).

La soluzione definitiva

Il trattamento al laser è privo di effetti collaterali, può essere tranquillamente effettuato su tutto il corpo tranne che nel contorno occhi, laddove la cute è molto sottile.

Quasi nessun paziente riferisce un vero e proprio dolore al trattamento, piuttosto alcuni soggetti ipersensibili descrivono la sensazione di ricevere una picchettata simile al colpo di un elastico; ad ogni modo è possibile una sedazione topica preventiva.

In seguito all’epilazione laser può comparire in alcune zone una leggera sensibilizzazione comparabile ad una moderata esposizione al sole (non ustione), ad ogni modo l‘eventuale fastidio che possa comportare il laser a diodi non è certamente equiparabile al dolore della ceretta o dell’epilatore elettrico.

L’apparecchiatura utilizzata dal medico estetico è ovviamente più potente rispetto a quello di pertinenza dell’estetista, il raggio laser ha la stessa lunghezza d’onda ma raggiunge strati più profondi della cute (quello estetico si ferma a 0,5 cm).

Del resto il medico utilizza lo stesso macchinario anche quale terapeutico per alcune malattie della pelle (acne, teleangectasie, couperose); il limite dell’utilizzo del laser e della luce pulsata da parte dell’estetista è regolato dal D.M. 110 del 22.05.2011, ma ulteriori restrizioni possono essere decretate da emendamenti regionali.

All’ultimo pelo

L’epilazione laser si intende definitiva in quanto va a distruggere il bulbo pilifero.

In realtà questo non è del tutto vero, anche se efficace la distruzione della radice tricogena non avviene mai in via definitiva, tuttavia ne ritarda anche parecchio la formazione e i peli che rinascono sono di consistenza e lunghezza molto inferiori dei precedenti.

Durante la gravidanza, nel periodo peri-mestruale o in seguito ad alcune disfunzioni ormonali, quando il picco di estrogeni in circolo raggiunge livelli alti, la ricrescita pilifera è più efficace, dunque sarà il medico (o l’estetista) a decidere il momento più opportuno per effettuare le varie sedute.

Queste variano in funzione anche del sesso e della carnagione, ma una epilazione totale va compiuta a zone in almeno 4/6 sedute, da effettuarsi nel giro di alcuni mesi.

L’epilazione laser dunque è sicura ed efficace, relativamente indolore e non provoca alterazioni strutturali delle cellule (tumori della pelle); l’utilizzo è consentito in tutto il mondo ed approvato dalla FDA americana.

Attenzione però a prezzi troppo competitivi che possano nascondere incompetenza o scarsa qualità dell’apparecchio; in entrambi i casi le conseguenze potrebbero essere anche serie.

Inoltre anche se la qualità del laser è alla base del successo e del benessere della persona, un buon risultato dipende dal grado di competenza dell’operatore.

Le estetiste sono obbligate a frequentare almeno un corso base della durata di 160 ore (oltre 30 settimane) per essere abilitate alla fototermolisi tramite apparecchio laser, mentre i medici specialisti che ne fanno un uso molto più ampio frequentano corsi periodici di aggiornamento e perfezionamento.

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